Oggi 8 luglio 2006 io, che tutti chiamano Duccio, confesso la verità della mia vita.

Sono nato a Roma nel 1920 il 30 settembre, da Pier Guidotti, padre buono, amato, onesto e colto e da Zaira Rufini, madre dolcissima, ho un unico fratello nato cinque anni prima di me .

Il mio vero nome non è Duccio, nome pieno di promesse, ma Guido, un nome, Guido Guidotti, privo di fantasia .

Bambino ritenuto distratto e manesco, ma non è vero, sono mite e solitario.

Mi iscrivono all’Istituto Gioberti di Roma perché ritenuto dotato di poca fantasia e poca voglia di studiare: destino Ragioniere!!!

Frequento pochissimo la scuola, mentre frequento la Biblioteca Umberto I di Roma, leggo di letteratura, filosofia,archeologia e storia dell’arte mentre il latino lo studio a scuola.

Amo ed amavo tutti ma odio il NEOCLASSICO ed il LIBERTY.

A scopo di lucro aiuto gli amici di mio fratello: agli uni con le tavole di geometria analitica altri con i sunti di anatomia tratti dal Testù che se non erro erano quindici volumi: così geometria, anatomia e latino erano, come possono, la mia formazione e con la mia curiosità mi conducono alla Scuola Libera di Nudo dell’Accademia di Belle Arti di via Ripetta in Roma.

Ho 19 anni, sono amato, ho tanti amici ma nel mio cuore sono un solitario.

1939 Scoppia la seconda guerra mondiale. La leva obbligatoria mi chiama, 1 Reggimento Granatieri. Ero alto! Ma dipingevo, ho sempre dipinto e disegnato fin dalla più tenera età, sempre, ininterrottamente ..e divenni “pittore di guerra”…. E da questo pozzo profondo, orrido e sconosciuto della guerra ho attinto un’esperienza di vita altrimenti impossibile.

Sposo una bellissima donna, metto in opera un primo figlio che conoscerò tre anni dopo la guerra, a prigionia finita.

1946-47 Tornato in Italia, povero “con moglie e figlio a carico” apprendo l’arte d’arrangiarsi ma nel caso specifico va detto che questa arte non dà pane,… neanche con la fantasia. Ma ho un’amata e bellissima moglie, un figlio al quale si aggiungerà una figlia, tutti amatissimi.

Guerra e dopoguerra sono amari e bui, ma il dopoguerra è come la notte che precede il giorno, è il futuro, è la speranza.

Partecipo a mostre collettive e personali finisco nella pubblicità, nel cinema e nella televisione in un paese che si risveglia.

Per me seguono venticinque anni di amarezza e di lontananza dalla pittura, l’anno successivo muore mia moglie.

Oggi amo sempre i miei figli e nipoti e sono da loro riamato.

Oggi 8 luglio 2006, ormai ottantaseienne, mi alzo alle sei del mattino, mi faccio la doccia e mi metto a dipingere.